Implantologia Endossea Osteointegrata
Gli anni sessanta del secolo scorso, hanno segnato la tappa iniziale della implantologia, che successivamente è passata da una fase pionieristica ad una fase clinica scientificamente validata. In quegli anni gli impianti venivano utilizzati per la necessità di sostituire i denti perduti (carie, malattia parodontale, traumi, etc.). Tutto ciò allora avveniva, spesso empiricamente, senza un reale e probante riscontro dato dalla ricerca scientifica, conducendo inizialmente anche a molti insuccessi. L'avvento della successiva sperimentazione scientifica, portò gradualmente alla comparsa di tecniche e metodiche verificate e validate istologicamente, biologicamente ed anche dalla bio-ingegneria. Negli anni settanta ed ottante del secolo scorso, si cominciò gradualmente a parlare di “osteoitegrazione” e di “implantologia osteointegrata”. Ciò permise gradualmente ai clinici di ottenere dei risultati sempre più rassicuranti e prevedibili, ed ai Pazienti di godere di valide riabilitazioni implantologiche accompagnate da altrettante stabili e valide riabilitazioni protesiche, con risultati stabili ed apprezzabili a lungo termine.
In questi ultimi anni è stato molto affinato il protocollo di selezione dei Pazienti implantologici, giovandosi notevolmente delle nuove ed innovative metodiche radiologiche come la Tc-Dentalscan, la tecnica Cone Beam, etc. La TC permette all’Odontoiatra di acquisire molte più informazioni sull’osso dei mascellari del Paziente, rispetto alle precedenti metodiche radiologiche tradizionali. Con tali metodiche l'osso è valutabile oltre che nei suoi tre piani dello spazio, anche in termini di consistenza, permettendo all’operatore di assumere delle adeguate strategie chirurgiche ed implantologiche pre-operatorie.. La selezione del caso clinico, oltre che tenere in considerazione le condizioni generali e metaboliche del Paziente (visita cardiologica, ECG, analisi cliniche, valutazione del rischio allergologico, etc.), non può prescindere dalla acquisizione di specifiche informazioni circa le caratteristiche e la salute delle strutture anatomiche specifiche e contigue (osso, mucose orali, seni mascellari, nervi mandibolari, etc.), in cui l'impianto endosseo dovrà essere realizzato, permettendo così di evitare di incorrere in complicazioni e rischi intra-operatori o post-operatori. Inoltre, sono oggi a disposizione dell’ Odontoiatra varie tecniche ossee rigenerative e ricostruttive (PRP, materiali naturali o di sintesi, etc.) che gli permettono di ricostruire dell’osso bi-mascellare valido (mascellare superiore e mandibola) anche ove esso non esibisce qualità e stabilità. Ciò può consentire successivamente di posizionare degli impianti nel medesimo sito ove si è precedentemente intervenuti a causa di tali problemi.
Le varie Tecniche Chirurgiche di Implantologia Endossea, possono prevedere il "carico immediato", che viene ottenuto con la "tecnica chirurgica ad un tempo", ovvero il "carico differito", utilizzando la "tecnica chirurgica a due tempi". Esiste anche la possibilità di utilizzare gli impianti endossei per migliorare la stabilità delle protesi mobili, soprattutto in arcata inferiore, ove talvolta queste ultime sono frequentemente meno confortevoli. Presso lo “Studio Audino Gnatologia e Odontoiatria” , viene anche praticata la innovativa Tecnica Chirurgica della Implantologia Endossea Osteointegrata Avanzata, in cui l'intervento è molto meno invasivo. Con tale tecnica implantologica, gli impianti utilizzati non hanno la caratteristica forma "a vite", riducendo moltissimo sia lo stress chirurgico per l'osso, che i tempi di guarigione, migliorando così il legame biologico tra tale tipologia di impianto e l'osso. Ciò avviene grazie all'incremento della superficie di contatto offerta all'osso, nonché grazie alla caratteristica merceologica della superficie degli impianti utilizzati.
Presso lo “Studio Audino Gnatologia e Odontoiatria della Dr.ssa Silvia Audino”, vengono praticate tali prestazioni, diagnosi e terapie, che sono a disposizione di tutti i Pazienti.